FORLÌ. Un corteo variopinto, formato dagli sbandieratori del Rione Bianco di Faenza e dalla banda musicale di Carpinello, ha attraversato, sabato pomeriggio, le vie del quartiere Cava. L’obiettivo era quello di festeggiare il carnevale. Ma è stato anche molto di più che una semplice sfilata. La festa di Carnevale è iniziata alle tre del pomeriggio con l’esibizione del gruppo sbandieratori del Rione Bianco di Faenza, campioni d’Italia 2012 nel vicino parco urbano Leopoldo Bertozzi. All’esibizione, di grande impatto scenico, è seguito il corteo per le vie del quartiere, fino al ricongiungimento, nei pressi della scuola primaria, con la banda musicale Giuseppe Verdi di Carpinello. Insieme, sbandieratori, banda musicale, bambini e maestre della scuola, hanno percorso le vie principali del quartiere. In testa, gli alpini e gli assistenti civici. Un corteo elegante, ordinato, sonoro ma non chiassoso. Scortato da autorità “autorevoli” come gli alpini e le guardie civiche. Un bell’esempio di un’Italia che non finisce tutti i giorni sui giornali. Un’Italia in grado di vivere senza provocare, di combattere senza umiliare. Di alzare la testa con orgoglio. Un piccolo pezzo d’Italia che per un pomeriggio sembra essersi lasciato alle spalle un incerto destino politico. Che ritrova sé stessa nel suono rassicurante di un vecchio trombone un po’ ammaccato. O nella complessità di un esercizio con le bandiere eseguito a regola d’arte. In una sfilata che passa davanti alle case del boom economico o alle zone di nuova urbanizzazione. Nell’indossare una divisa, che può essere la calzamaglia degli sbandieratori o il giaccone della banda di Carpinello. Uno stemma, un fregio, una bandiera. Un’identità. Due le colonne sonore: davanti, le melodie pompose e, al contempo, teneramente malinconiche della banda; dietro, invece, le voci festose dei bambini vestiti da Uomo Ragno o D’Artagnan, pirati e principesse. In quell’infanzia felice è impossibile non rivedere sé stessi a quell’età. Senza pensieri. Ma, soprattutto, senza problemi. Il corteo avanza. Unito. Compatto. Ma non è una manifestazione. Non è un picchetto né un comizio. È una festa di quartiere. Genitori e figli. Maestre e alunni. La banda e gli sbandieratori. Giovani e vecchi. Volontari. Amici, partenti. La gente che saluta dalle terrazze. La società civile nel senso più alto del termine. Per un attimo sembra di essere davanti al “Quarto Stato” di Pellizza Da Volpedo. Poi tutto finisce. Via gli strumenti, via le bandiere. Via anche coriandoli e costumi. E tutto torna come prima. Fino al prossimo Carnevale. Michele Dori da Forlì24ore GRAZIE A FORLI’24ORE E MICHELE DORI PER L’AUTORIZZAZIONE
Quartiere Cava
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